Orata improvisata!

Partiamo da lontano!

Vi racconto delle migliori orate che ho mangiato.

Correva l’anno, cerco di annodare i ricordi… 1985 o giù di li!

Se avete letto il chi sono del blog, forse vi ricordate che sono appassionato (anche) di vela e subacquea.

In quel anno organizzai una gita in barca a vela per fare immersioni al Isola di Capraia (arcipelago Toscano)una delle isole Italiane più belle in assoluto.

Ero lo “skipper” della barca, e l’Istruttore subacqueo responsabile delle attività. Siamo partiti un venerdì sera, mancava poco per uscire dalla primavera ed approdare nell’estate. L’inizio di un giugno calduccio!

La barca, un 12  metri noleggiato aveva più anni dei miei, ma, anche se non comoda (confrontata con gli standard attuali) ci sembrava una reggia!

Partiti dal fiume Arno. Eravamo in 5, l’unico “marinaio” ero io, sono stato al timone tutta notte, unica compagnia uno dei ragazzi che soffriva il mal di mare, molto triste come compagnia.

Mare leggermente mosso, vento leggero, una cinquantina di miglia marine, 10 ore di traversata, arrivati presto al mattino. Sbarcati a fare colazione la mia “compagnia” della notte precedente dichiarò che MAI sarebbe risalito in barca, e che tornava a casa il giorno dopo con il traghetto. Nel giro di poco tempo trangugio  una quantità incredibile di te al limone, il che le valse l’appellativo di “cinquecentotè” che resiste ancora oggi!

Ma come mai vi racconto di cinquecentote, perchè era ed è un appassionato di pesca, chiesta una canna in prestito e dal molo del porto, che detto fra parentesi era molto diverso del attuale, si consolo pescando.

Quando tornammo in porto verso sera, con una fame da lupi,  aveva preso parecchi saraghi.

Problema: come li prepariamo?

In barca non c’era nulla di adatto, e nemmeno combustibile per cuocere (non era previsto preparare dei pasti).

Allora “brainstorming” (Metodo decisionale, in cui la ricerca della soluzione di un dato problema è effettuata mediante sedute intensive di dibattito e confronto delle idee e delle proposte espresse liberamente dai partecipanti).

Soluzione: due a cercar legna secca negli scogli, uno in ferramenta a comperare fil di ferro (per confezionare due griglie per tenere fermo i pesci) uno ad acquistare condimenti e beveraggi, e l’ultimo (io) a cercare pietre o mattoni adatti ad appoggiare la griglia in un piccolo spazio appena fuori del molo del porto, allora si poteva!

Purtroppo non ho fotografie per documentare la storia, allora si usavano ancora i rullini (molti di voi non sapranno nemmeno cosa sono) e le poche foto le ho ancora in diapositive (ho accumulato parecchi centinaia in tanti anni) in attesa di essere digitalizzate.

Mia moglie dice che non lo farò mai!

E sono propenso a darli ragione!

La ricetta:  aperti (con un coltello da sub) e sviscerati, lavati con acqua di mare, asciugati, e all’interno un po di sale, prezzemolo e fette di limone! 

Tre giri di cottura, quattro saraghi alla volta (la griglia era piccola) e girati soltanto una volta.

Il legno raccolto, secco e duro fece delle brace spettacolari e profumate, oggi vorrei sapere che legno era, non mi ricordo il tempo di cottura perchè avevamo fame, forse per quello non li bruciammo!

I termometri tanto utili allo scopo di stabilire il punto di cottura perfetto, erano ancora da venire, e comunque se c’erano già, noi non se conoscevamo l’esistenza!

Morale del racconto, forse la stanchezza,  la fame, gli amici o il vinello fresco (Capsula Viola, al quale mi sono affezionato e bevo ancora oggi con il pesce), i saraghi erano eccezionali ! 

 

Qualche appunto di biologia marina per i curiosi, ma se non leggete non mi offendo!

L’Orata appartiene al philum (Termine usato nella classificazione zoologica per indicare la categoria sistematica superiore) dei Cordati (la corda dorsale  è un organo che negli animali detti cordati è presente in almeno una fase della vita. Funge da sostegno per altri organi e per i muscoli, e nei vertebrati rappresenta una forma da cui poi origina la colonna vertebrale).

Al subphilum dei Vertebrati, alla classe degli Osteitti (comprendente specie con scheletro più o meno ossificato, all’ordine dei Perciformi (comprende circa il 40% di tutte le specie di pesci esistenti ed è il più grande ordine dei vertebrati),  ed alla famiglia  dei Sparidi (Famiglia comunissima nel mediterraneo, per lo più di comportamento gregario).

Possiedono una unica pinna dorsale munita di raggi spinosi. La bocca è piccola, posizionata verso il basso del capo ed è dotata di robusta dentatura con evidenti incisivi e meno evidenti canini e molari.

L’orata è un pesce dal corpo ovale con la testa appiattita, si distingue dalle altre specie di sparidi per la fascia dorata, da cui prende il nome, molto evidente sul capo. Sul margine superiore dell’opercolo c’è una grande macchia bruna, la colorazione del dorso è grigio chiaro, e i fianchi sono argentei con strisce brune e giallastre alternate.  Si nutre di molluschi e crostacei che riesce a triturare grazie a sviluppati denti molariformi, ma si ciba anche di alghe e si riproduce in autunno ed in inverno. Riesce a volte a superare i 5 chilogrammi di peso, arrivare ad un lunghezza massima di 70 centimetri e vivere in alcuni casi fino a 20 anni. Vive lungo la fascia costiera, in prevalenza su fondali sabbiosi a profondità che raggiungono anche 100 metri, è diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo.

Questa specie è oggetto di allevamento intensivo ed estensivo, in acque marine e salmastre, difatti l’orata viene ampiamente allevata in tutta la nostra penisola principalmente in Alto Adriatico, in Toscana e in Sardegna, nelle valli, in vasche ed in mare aperto.

 

 

 

 

Giò carbone: griller!

Giò carbone: griller!

Tempo fa ho letto che un rispettabile critico gastronomico e buongustaio, invitato a partecipare ad una grigliata, chiese chi la faceva. Degli amici! li risposero. Allora non vengo, decise!

Per essere giusti…. bisogna dire che aveva ragione a metà, l’altra metà appartiene degnamente “agli amici” che dimostrano insuperabili doti di griller!

Perche di grigliatori ci sono sostanzialmente due categorie: quelli buoni e quelli pessimi!

Giò Bricchetta “detto inferno” e vedremo fra un po la ragione, appartiene alla seconda categoria.

In più, ha la presunzione di essere uno dei migliori cuochi che natura ha messo in scena, a livello nazionale, dietro una griglia!

Giò è un uomo “extralarge” non siamo mai riusciti a sapere quanto pesa… testardo e generoso, incallito giocatore di carte, marito “scivoloso”, amico di suoi amici, e assorto conversatore.

Di giovane fece l’assistente di griglia in una osteria, da li il suo hobby, la sua continua insistenza a prestare la propria opera di fronte a tutti i pezzi di carbone infiammati pronti a convertirsi in brace.

Con una esperienza simile Giò da grande considerazione a i suoi asciutti pezzi di carne, salsicce bucate, costine bruciacchiate e stopposi petti di pollo.  

I tempi generosi le hanno dato la possibilità di concretizzare il sogno del “angolo del grigliatore in giardino” con una super griglia modulare, braciere, deposito di carbone e legna, banco di lavoro – tutto al coperto -, e una gran quantità di coltelli, taglieri ed una infinità di altri accessori.

Non le manca nemmeno la facoltà di accedere alla buona carne!

Mi siedo al ombra, con un bicchiere di vino rosso e la bottiglia a portata di mano, e osservo.

Dopo una apocalittica, immensa, infocata accensione di sacchi di carbone, dalle quale ottiene quantità enormi di brace che sistema sotto la griglia, da inizio alla cottura, piazzando sui ferri roventi alla rinfusa ogni ben di dio!

Una celebrazione di controfiletto, reale, spinaccino, pancia di maiale, le salsicce di puro suino condite con finocchio selvatico e pepe nero, i rognoncini, le animelle…

A un lato cipolle, peperoni e melanzane.

In mezzo le fette di pane pugliese, tostate “con violenza” per far fronte ai primi appetiti con le bruschette.

Insalate di pomodoro e basilico fresco, cipolle rosse e olio evo, insalata di lattuga e cetrioli, ed altre… attendono con impazienza sulle tavole.

I vini bianchi e rossi, e non dimentichiamo… il prosecchino per Giò!

Sempre seduto scomodo su di una panca durissima, senza schienale, cerco di equilibrare la mia dolente colonna vertebrale, mentre con occhi penetranti faccio la radiografia a bellissimi pezzi di carne già pronti per soddisfare il più esigente dei palati!

Urlo a Giò che la mia carne è pronta… ma lui autoritario e despota sfida i miei tempi. Ed i pezzi di carne iniziano a diventare porpora… quasi neri!

Gira la carne, eccessivamente salata e condita con peperoncino, aglio e origano, costantemente.

Mio Dio!  Si secca!  Diventa cuoio!

I rognoni si sono ristretti… il costato di vitello distilla sangue dalle ossa… la carne si e ridotta a pochi millimetri di spessore!

Le salsicce divise a metà vengono cotte a pancia in giù, ormai ridotte a scorie!

Le animelle si trasformano in qualcosa di simile agli escrementi di pecora…

Non mi ricordo dopo quanti quarti d’ora, il borioso Giò, serve la sua superba creazione.

Tutto troppo salato, non adatto agli ipertesi!

I coltelli non ce la fanno con le suole di scarpa, qualche pezzo scappa dai piatti come una freccia! Le salsicce, o quello che rimane, e meglio mangiarlo come se fosse riso.

Per fortuna ci rimangono le insalate, che, grazie al Onnipotente la loro preparazione e stata riservata a le donne di buona volontà; il vino ed i dolci per farci dimenticare di Giò e le sue doti di griller!

 

Pasqualino Marchese, 2004. Liberamente tratto, e tradotto, dal sito “La cocina de Pasqualino Marchese”  http://www.pasqualinonet.com.ar/ che vi raccomando caldamente!

 

IL DONO DI PROMETEO!

Si parte da lontano!

 

PROMETEO?

Vi dice qualcosa, vi ricorda qualcosa?

No?  Io sono andato a cercare testimonianze dirette su costui, ma… quelli che l’avrebbero conosciuto sono morti da un po!

Si, dato che Prometeo era un “titano” *  ovvero un dio antico!

I Greci, certamente loro sanno cosa sia successo, perché di cose ne hanno avuto luogo da quelle parti, gli autori di  “soap opere” hanno preso ispirazione a piene mani ai lavori di Esiodo * ed Eschilo *.

Allora mi recai in Grecia, e dopo vagabondaggi vari sono approdato, cercando l’illuminazione su questi argomenti, in una delle peggiori bettole del Pireo (porto di Atene) dove trovai un cantastorie, che, dopo diversi bicchieri di ouzo puro, ovvero non diluito con acqua, acconsentì a raccontarmi questa storia…

Che racconto, riassumendo, senza impegni…  perche l’ouzo l’ho bevuto anch’io!!

 

Prometeo, fu il figlio di un “gigante” * tale Euromidonte che lo generò violentando Era (moglie di Zeus – quello dei fulmini, capo degli dei – il che logicamente non faceva di Prometeo il preferito del capo.

Inoltre, e qui ci raccordiamo con la nostra promessa, Prometeo rubò il fuoco agli dei per donarlo agli uomini (più che a gli uomini, ad una bionda – dicono molto formosa – che li faceva mangiare tutto crudo), a questo punto Zeus si arrabbia di brutto e incatena il nostro eroe ad una roccia ai confini del mondo, e li manda un aquila che gli mangerà il fegato – che li ricresce puntualmente il giorno dopo – per l’eternità.

Eracle * (l’Ercole Romano) che non si fa i fatti suoi, trova Prometeo, uccide l’aquila ed insieme se la pappano (il metodo di cottura non è stato tramandato, ma si pensa fosse una bella grigliata).

Torniamo a noi, Prometeo con il dono del fuoco agli esseri umani rende possibile non soltanto la cottura dei cibi, ma anche l’affumicatura, e la conseguente conservazione della carne nel tempo.

Possiamo annoverarlo Prometeo, insieme ad Eracle, nel pantheon dei cultori della cottura alla griglia, ed un precursore del “low and slow”, perche per evitare che Zeus vedessi l’aquila in cottura la coprirono con lo scudo di Eracle, ma dopo abbondanti libagioni per festeggiare si addormentarono, il fuoco diminuì–allora il carbone era carbone, e durava tanto – al risveglio trovarono l’aquila tenera e succosa.

 

Morale della favola:

Bere con gli amici e fare un sonnellino giova alla cottura “low and slow”.

Continua… a breve la seconda puntata delle Cronache del fuoco!

 

  • Titani: sono nella mitologia greca gli dei più antichi, rappresentati con forme umane, nati prima dei dei olimpici.
  • Giganti (Ctoni) figure leggendarie primitive dalla caratteristica altezza.
  • Dei olimpici: sono dodici, ed abitano sul monte olimpo, esseri immortali che governavano sulla vita e la morte degli esseri umani. :

Zeus,  Era, Poseidone, Demetra, Bacco, Apollo, Hermes, Artemide, Atena, Ares, Afrodite, Efesto.

  • Esiodo: poeta greco antico vissuto fra il VIII ed il VII secolo a.C.
  • Eschilo:  Drammaturgo greco antico . Viene unanimemente considerato l’iniziatore della tragedia greca nella sua forma matura. 
  • Eracle: Maggiore eroe greco, divinità olimpica dopo la morte, fu venerato come simbolo di coraggio e forza, ma anche di umanità e generosità,