“Risponda alle mi’ domande, signorina! È vero o no che la griglia’a, signorina, l’è vell’e di’o io, mi’a le ‘ose ‘e dice lei? E l’è la bistecca, e l’è la sarsiccia bell’ aperta, e l’è la rostinciana?”

La frase riportata sopra, che non credo abbia bisogno di traduzioni particolari, è stata una delle mille mila domande che mi sono state fatte non molto tempo fa da una signora fiorentina che, vedendomi davanti ad uno “di questi nòvi barbechiù all’ameri’ana” (il kettle) mentre parlavo di cottura indiretta, ha arricciato il naso in modo quasi disgustato e si è sentita in un certo senso offesa, perché io, giovane ribelle figlia dei fiori, osavo mettere in dubbio i punti cardine della Vera Grigliata Fiorentina.

Diciamolo, abbiamo scelto una strada difficile noi grigliatori folli che ci siamo avvicinati all’ “American skill”; perché se per noi è assolutamente normale dirci cose come “sai devo fare un training per la gara e farò una overnight”, c’è tuto un mondo di gente là fuori che, quando capisce che la traduzione esatta di quella frase è “devo esercitarmi a cuocere un pezzo di carne per 12 ore, perché fra poco avrò una gara di bbq e quindi starò sveglio una notte intera aspettando che sia cotta”, sgrana gli occhi e ti guarda con un’espressione a metà fra la compassione e il “telefono subito al 113 e lo faccio portare via con la camicia di forza, ma prima continuo a sorridere per dissimulare”.

Ho pensato quindi di fare una classifica delle domande o cose che chiunque deciderà di avvicinarsi a questo mondo deve essere preparato a sentirsi dire o chiedere, a partire dai genitori, passando per gli amici, i conoscenti, i vicini di casa e in generale qualsiasi persona incontrata che venga a sapere della nuova passione del povero, malcapitato, grigliatore folle.

1. Ma perché usi tutti questi termini stranieri?

Si sa, parlando di American bbq, può succedere di utilizzare termini in inglese. Io sono una fervida sostenitrice del “parla come mangi” e tollero poco quelli che per darsi un tono usano termini inglesi in modo completamente inutile, addirittura inventandosene di nuovi: poco tempo fa ho sentito usare il termine “killare” al posto di “uccidere” e da qualche parte in Italia un vocabolario  ha preso fuoco. Tuttavia, dato che stiamo parlando di tecniche e piatti tipici dell’American Bbq, il “parla come mangi” ha un senso: se mangio italiano, parlo italiano, se mangio americano trovo molto più giusto e anche filologicamente corretto usare termini in lingua originale piuttosto che le traduzioni. Le quali, in molti casi, non sarebbero neanche immediatamente comprensibili; perché io posso anche chiamare, ad esempio, il Pulled Pork  “maiale sfilacciato”, ma il tipico grigliatore italiano non mi capirebbe lo stesso e sarei comunque costretta a spiegarglielo. E poi voi chiamate Tom Cruise “Tommaso Crociera”?

2. Ma dove lo trovi tutto questo tempo per stare dietro alle cotture?

E tu dove lo trovi tutto il tempo per praticare sport, guardare serie TV, leggere fumetti o andare allo stadio? Alla base c’è esattamente la stessa cosa, per tutti: la passione. È quella che ti fa trovare il tempo o, molto più semplicemente, ti spinge a investire il tuo tempo libero in una passione o in un’altra. La nostra è questa: fattene una ragione.

3. Ma perché vai a cercare tutte queste ricette americane, piene di intrugli, quando in Italia si mangia meglio che nel resto del mondo?

Questa è il grande classico. Volendo rispondere seriamente, sarebbe da scriverci su una tesi. Ma non è la serietà lo scopo di questo articolo, quindi andrò sul simpatico. Di solito io chiamo questi individui “bigotti gastronomici”. Il bigotto è per definizione una persona che mostra intolleranza e totale mancanza di flessibilità. Eccallà. Bigotti gastronomici.  Mi ricordo un editoriale del direttore di un giornale locale quando, qui in zona, decisero di dare il permesso ad un locale che serve preparazioni tipicamente americane di aprire un punto vendita: l’editoriale si intitolava “Arriva l’hamburger americano, ma io preferisco pane e salame”. “E chi se ne frega” fu quello che pensai ad alta voce. Attualmente il ristorante tanto osteggiato è sempre pieno di gente, pur non essendo così a buon prezzo come si possa pensare. Sapete perché? Perchè c’è gente che ama il pane e salame ma anche l’hamburger americano, il ristorante dove mangiare tradizionale ma anche il kebabbaro sotto casa. Si chiama libertà: di pensiero, di scelta, di fare quel cavolo che ci pare almeno a tavola. E allora mangiate pure pane e salame ma state zitti, che oltretutto è maleducato parlare con la bocca piena!

4. Ma che te ne fai del termometro per la carne, che abbiamo sempre cucinato senza?!

“E che te ne fai della ruota, che abbiamo sempre fatto senza?” disse un uomo sumero in Mesopotamia, nel 3.500 a.C. , al suo vicino di casa che gli stava mostrando gli incredibili usi di questa nuova scoperta.

5. Ma figurati se mi metto a spendere tutti quei soldi per una grigliata ogni tanto!

Scusa, posso farti una domanda io? Quanti soldi hai speso per telefonare e giocare con quel cellulare, per il quale hai fatto file interminabili ai centri commerciali già una settimana prima che fosse messo in vendita?  (Ossignore, parlo come mio padre.) Vedi punto tre: anche qui si tratta di libertà, quella di scegliere come spendere i propri soldi.

6. Ma il barbechiù NORMALE non va più di moda?

Ligabue canta “non è tempo per noi che non ci adeguiamo mai: fuori moda, fuori posto, insomma sempre fuori, dai!” Mi sembra l’unica risposta plausibile, ovviamente solo se la canticchiate.

7.  Ma veramente stai sveglia tutta la notte per cucinare un po’ di carne? Ma sei matta?

La mia bisnonna mi raccontava sempre che, negli anni ’50, preparava per Pasqua un tipico dolce pisano per tutto il paese: la  schiacciata di Pasqua, un dolce simile alla Pasimata (ne abbiamo parlato qui). Si parla di cento schiacciate a volta. Mica poco per una casalinga. Di solito si faceva aiutare da qualche amica. La particolarità di questo dolce sta nel fatto che la lavorazione è lunga e va impastato quattro volte, dopodiché bisogna aspettare che raggiunga il giusto grado di lievitazione per essere infornato. Ciò significa che, quando preparavano questo dolce e lo mettevano a lievitare la notte, una persona doveva per forza controllare la lievitazione ed essere pronta a infornare a qualsisiasi ora. Più di una volta la mia bisnonna ha “fatto nottata” (versione pisana anni ’50 di Overnight) insieme alle amiche per controllare le schiacciate. E si divertiva pure.  Qual è la differenza tra controllare le schiacciate e controllare il maiale, a parte l’odore?

8. Ma a coperchio chiuso la carne non si lessa?

Questa è la migliore. Di solito, per spiegare alla sciura Maria cosa sia una cottura indiretta col coperchio chiuso utilizzo una semplificazione: è simile alla cottura in forno. E tac! Matematicamente mi viene chiesto “ma non si lessa?”. Mi domando sempre il perché io, per fare il bollito, utilizzi tutta quell’acqua. Che spreco! Basterebbe mettere tutto nel forno! No?

9. Ci puoi cucinare i dolci dentro questa palla?! Mi sembra che si stia esagerando, eh.

Cioè, fammi capire: tu prendi l’aereo e spendi soldi per andare al mare dall’altra parte del mondo quando in ITALIA hai il mare tutto intorno, molto più comodo da raggiungere?! Lo fai per divertirti e fare qualcosa di diverso? Ah. Ok. Il mio dolce dentro al kettle è come il tuo mare polinesiano (e dopo questa similitudine Dante può impallidire).

 10. Dite quello che volete ma la bistecca alla fiorentina è sempre la cosa più buona.

Si sa, i sapori di casa tua sono sempre i più buoni, non tanto o non solo per il sapore in sé quanto per tutto ciò che riportano alla mente. Non a caso Proust parlava di “intermittenze del cuore “: lui assaggiava dei biscottini, si ricordava dei momenti felici in cui da bambino mangiava gli stessi biscottini (per essere precisi le petites madelaines) e si sentiva felice. Se siete interessati all’argomento gusto e alle sue equazioni, vi suggerisco questo articolo di Gianfranco Lo Cascio.  Volendo rispondere in modo veloce, si potrebbe dire che, dando anche per certo che la Fiorentina sia la cosa più buona (è comunque una cosa soggettiva), non è che tutti i giorni uno mangi sempre e solo il suo piatto preferito.  Anche perché poi non sarebbe più il suo piatto preferito. Quindi viva la possibilità di variare!

Ovviamente ho cercato di buttarla sull’ironia e spero che nessuno si senta offeso, qualora dovesse riconoscersi in una delle frasi citate. Se vi fa sentire meglio, sappiate che mio padre è riuscito a dirmi tutte queste cose insieme, in una volta sola e senza prendere fiato. Mia madre si rifiuta proprio di assaggiare le cose che preparo, di solito. Quindi, volendo usare un’espressione presa in prestito da Harry Potter, potrei dire che sono una Muggle-born (mezzosangue figlia di due Babbani)  del mondo bbq. Ma poverini, sono i miei genitori, ho deciso che li terrò lo stesso.

Buona grigliata a tutti!

Michela

8 thoughts on “Dieci domande per te posson bastare

  1. Ebbene si io sono un Bigotto gastronomico, ho un ristorante in Spagna dove non venderei neanche a mille mila €uro a persona la paella o la sangria. e dissento sulla risposta n’ 1: Gli Spagnoli traducono TUTTO, 2 esempi: hora feliz, perrito caliente (happy hour, hot dog) e ADDIRITTURA cambiano i cognomi: Cristoforo Colombo si chiama UFFICIALMENTE Cristobal Colon. (Tutte le cittá spagnole hanno una strada o piazza intitolata all’esploratore Genovese) ed anche Macchiavelli si “traduce” machiavelO, amerigo vespucci: vespucho…:)

    1. Sì, anche i francesi traducono tutto. Non a caso Ghoete li prendeva in giro dicendo che sono come i matematici: appena dici loro qualcosa, essi traducono nella loro lingua e la fanno diventare qualcosa di completamente diverso.

      Poi gli spagnoli son pure convinti che Colombo non fosse genovese ma spagnolo. http://www.repubblica.it/viaggi/2008/05/19/news/spagna_l_america_scoperta_da_colombo_lo_spagnolo-117036353/

      Comunque la Padella e la Sanguigna sono due cose buonissime! 😉
      Grazie per il tuo commento, Marco.

    1. Sì, ma se sento uno che dice “guarda quel tizio, lo killerei!” mi viene l’orticaria.
      O meglio, spero che venga a lui. 😀

  2. Che poi a guardar bene l’arte di cucinare la carne sulla griglia, non è una tradizione tipicamente italiana, anzi!
    La Fiorentina è un piatto importato dalla tradizione americana e leggenda vuole che sia stata introdotto da Buffalo Bill quando sbarcò con il suo circo in Maremma per una sfida con i Butteri locali.

    Introdusse questo taglio “strano” il T-bone steack che poi si è evoluto nella “Fiorentina” che conosciamo.
    Ma fino a quel momento la carne grigliata non faceva parte della nostra tradizione, perché a differenza dell’America (nord e sud), gli animali erano allevati più che altro per il lavoro nei campi e per il latte.

    Le bestie venivano impiegate per tutta la loro vita e quando veniva macellata, la carne era ottima per piatti dalla lunga cottura, perché dura e fibrosa.
    Ecco perché nella nostra cucina spadroneggiano i brasati, i bolliti e i ragù.
    Non ci sono grigliate, tranne qualche piatto che deriva dalla pastorizia.

    In America , gli animali erano allevati in modo intensivo, proprio per soddisfare le richieste alimentari. In America si mangia carne, tanta carne.
    E sono i maestri del taglio e della cottura su griglia e abbiamo solo da imparare da loro.
    Qui purtroppo ci si scontra con la mentalità tipica italiana, che siamo bravi solo noi, che abbiamo fatto tutto noi, tranne poi dimenticare che tutta questa bravura va a farsi friggere quando vedi che le più grandi catene della ristorazione vengono tutte dagli States!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *