Ebbene sì, nel lontano 2000 mai avrei potuto pensare di vivere i miei giorni avvenire avvolta tra fuoco e fiamme. Che non è l’introduzione di un film horror ma la dura realtà quando ti ritrovi ad essere la moglie di un pazzo che brucia qualunque cosa gli capiti a tiro. Non mi stai capendo, vero? Continua a leggere.
Tutto ebbe inizio nel 2006 quando alle prese con sbalzi ormonali, dati dall’attesa del nostro secondo figlio, mio marito Gianfranco Lo Cascio, tornò a casa con un cd nuovo di pacca. Io contenta pensai: “avrà noleggiato un film!”. Preparo i pop corn per affrontare la serata nel giusto modo, festeggiando in anticipo l’ennesimo chilo di troppo, metto la bimba a nanna e fiera mi siedo sul divano col il mio mega ciotolone e finalmente comincia la visione; un omino di piccola statura, con barba brizzolata, un paio di occhiali tondi con vetro oscurato e una serie di apparecchi che, a quel tempo, mi sembravano dei dischi volanti. Ovviamente il tutto recitato lingua originale, inglese. Non so ancora chi o cosa mi ha trattenuto dall’afferrare la ciotola e dargliela sul cervelletto ma, spinta da curiosità, resto in silenzio a trangugiare con aria di sfida.
Io:”Scusa ma che film è? Poi non potevi scegliere una versione in italiano?”
Lui: “Non è un film, sono dei video sul barbecue. E’ Steven Raiclhen, il più grande Pit Master al mondo”.
Io: “Pit Master? Ma che è?” Vabbè, durerà mezz’oretta, mi consolo con i pop corn, pensai tra me e me.
Invece no, non avevo capito; era una serie!
Lui entusiasta e gasato come un pupo in una sala giochi con la tasca piena di gettoni mentre la mamma fa la fila dal parrucchiere, io lì a guardare un miscuglio di brodi e spezie ancora incerta sul perché avessi la nausea.
Lui:” Voglio imparare a grigliare” disse.
Pensai: “va beh sarà la solita passione del momento come la chitarra, la musica, la stecca, la pesca, la programmazione, la grafica ecc…” Macchè! Non avevo ancora idea di ciò che il futuro mi avrebbe riservato.
Da quel momento il giardino di casa divenne un campo di concentramento: attrezzature, oggetti di vari tipi e misura perché, ebbene sì, il sig. Gianfranco lo Cascio, “Pit Master in erba”, doveva provare tutto per capire, rendersi conto, sperimentare. Cominciano i primi esperimenti e fin lì tutto bene a parte il caos devastante. Cose semplici, veloci. Ma l’errore piu grande che si può fare è dire ad un uomo che si approccia ad un nuovo hobby “bravo, complimenti!” Lì è la fine. Steven diventò il nostro inquilino occulto, lo spingeva ad andare avanti, ad imparare. Sabati e domeniche a bruciare qualsiasi cosa era possibile bruciare. Il fumo; serviva il fumo, dannazione!
Vi assicuro fu un periodo veramente triste: mangiammo il peggior pollo della mia esistenza, la peggior bistecca, tutto sapeva di cenere bagnata, non si capiva cosa si stesse masticando, ma il mio peggior ricordo resterà sempre l’invito di tutta la famiglia al completo, per la prima cena “barbecue”. L’idea era di cucinare un’anatra. L’anatra non andava comprata già bella e pronta, no, dovevamo “osare”. Portò in casa un’enorme anatra con tutte le piume. Secondo voi, la tolettatura a chi doveva essere affidata? Dopo aver trascorso una giornata a spiumare la povera malcapitata, con le mani lesse, cominciammo la cottura. Vi assicuro la cosa in assoluto più cattiva della mia vita. Arrivato a tavola, il pennuto si presentava di un colorito rossastro, un odore nauseabondo e al morso un macigno. Non si riusciva staccare la carne dall’osso. La cena si concluse con una bella spaghettata aglio, olio e peperoncino. In tutto questo percorso di studio, necessario per una crescita mancava qualcosa. La sua passione per la cucina e lo studio non andava di pari passo con pulizia. Bisogna dirla tutta, l’uomo Pit master ha la stessa delicatezza di un elefante che si muove in una cristalleria. Ahimè! difetto non trascurabile. Passano gli anni, le tecniche sono migliorate, lo studio incessante ha dato i suoi frutti. Ora si sentiva a buttarsi in una nuova avventura. Vi domanderete” che sarà mai?”. Vi dico, mai sottovalutare la mente di un Pit Master
Lui: “Apriamo un forum”.
Io: “Un forum?”
Lui: “Sì, facciamo cucina barbecue; in Italia non esiste. Mettiamo su una community!”
Io, ancora una volta ignara di ciò che sarebbe stato, innamorata dell’idea dell’amore, risposi: “Sì dai, io ci sto!”
Lui: “Ci manca l’esperienza pratica”.
Fu allora che ai sabati, domeniche, festività incluse, lui passò a scrivere notte e giorno, io al frequentare corsi di cucina a fare stage. Il trucco era” io progetto, tu cucini”. Unico modo per il Pit Master di casa per evitare di pulire.
Un bel giorno ricevo la telefonata di un conoscente: la grande opportunità. Un ristorante di Torino cercava personale e guarda caso esperti in griglia. Faccio il colloquio e visito il posto. La loro intenzione era quella di assumere un Grill Master per aprire a pranzo la loro griglieria che funzionava solo a cena. Tornata a casa, informai il marito sulle novità.
lui:”Perfetto, ci voleva, fossi in te accetterei”.
Così fu. Ricordo come fosse oggi il primo giorno di apertura. Provate ad immaginare lo scenario: io da sola in griglia e un ristorante che copriva almeno due turni da 150 coperti. Ovviamente quel giorno i clienti, cosa avrebbero potuto scegliere di mangiare se non la novità? Ricordo la macchina delle comande che continuava a bippare; la striscia di comande che arrivavava al pavimento e il titolare, Nicola, a bordo griglia che mi osservava. Da ciò che mi hanno raccontato, ero in uno stato pietoso. Io non ricordo. Finito il turno volevo morire. Tornai a casa distrutta, in preda al pianto e l’unica cosa che ricordo sono queste parole: “O tiri fuori le palle e domani ti presenti di nuovo a lavoro o stai a casa. Qualunque cosa tu scelga io sono con te.”
La notte portò consiglio. Nella vita se non osi non ottieni nulla. Il mattino successivo tornai a lavoro e mi assunsero. Dopo qualche mese mi ritrovai a fare tutti e due i turni (pranzo e cena), una sera, tornata dopo un turno di 10 ore, trovo un piatto sul tavolo con la cena pronta, era bellissimo. Lo ricordo ancora, saranno state le 2:00 del mattino. C’era anche un dolce, meraviglia! Ma forte dell’esperienza pensai: “Se lo mangio quale sarà il prezzo?” Perché diciamolo pure: griller che ti fa le moine = ho qualcosa in mente ma non so come dirtelo.
Consapevole di tutto ciò, mangio e all’ultima forchettata sento: “Amore, mi hanno proposto di fare dei corsi barbecue. Cosa ne pensi?”
Io: “Scusa, sono le due e sto in piedi da 10 ore, sto morendo di sonno, cosa vuoi che ti dica? Falli!”
Secondo voi, se non fossi stata d’accordo, quindi non in linea col pensiero di quell’uomo che amorevolmente e senza secondi fini mi aveva preparato la cena e nella fattispecie, l’uomo alfa Pit Master a prescindere dal motivo, non sarei risultata una rompi scatole? La risposta era ovvia. Così fu.
Da lì in poi, il fuoco è diventato parte integrante della nostra vita. La divisione dei compiti scontata. Lui progettava io cucinavo. Lui teneva i corsi io cucinavo. Da li in poi, set fotografici e preparazione di Mise en Place, sabati e domeniche trascorsi in garden a cucinare e quando andava bene non dovevo fare preparazioni a casa. Trascorso un anno decido, di abbandonare il ristorante per seguire a tempo pieno il Pit Master di casa, gli impegni diventavano sempre piu pesanti e lavorare in ristorante diventava impossibile, ritmi insostenibili. Ebbene si il Pit Master è una razza di ominide difficile da gestire, segue l’istinto promordiale e cominciavo a pensare che non a caso preferisse vivere in luoghi spartani come le caverne. La paura più grande era immaginare di rientrare a casa un giorno e trovare graffiti sui muri e oggetti neanderthaliani al post dell’arredamento.
La passione, a differenza di ciò che credevo, non diminuiva, anzi consensi, successi, delusioni, insuccessi, lo spingevano ad andare avanti. La nostra vita era rappresentata da un Barbecue sempre fumante in giardino, set fotografici impiantati in soggiorno dal mattino al pomeriggio, e testi da scrivere la notte.
La cosa che più mi dava sui nervi in tutto questo era sentirmi dire: “amore, mi dai una mano?” Il che significava: fallo tu perchè io sto al telefono. Stai li, 6 ricette da preparare, il fotografo che monta il suo set per lavorare al meglio, una cucina devastata, i barbecue fumanti. Finalmente si parte! Lo shoting procede alla grande, pausa, vado a prendere i bimbi a scuola (lui è ancora al cellulare) e si pranza. Si riparte, sono le 17:00, il servizio fotografico è appena terminato, il Pit Master si avvicina osserva con occhio clinico e dice che l’avrebbe fatto fatto così e cosà. Roba da piantargli le pinze su un alluce.
Ma alle 20.00 quando hai appena finito di ripulire ti dice: “Come farei senza dite”. E lì, l’ominide Pit Master ci sa fare, dà il meglio di se, esprime quei 5 minuti di affetto “del tutto disinteressato”, giusto per tapparti la bocca, e torna alle sue attività dicendo “Amò è lavoro. Scusa! ma io che avrei fatto fino ad ora?”
Siamo al 2012, di anni ne sono passati, abbiamo attraversato tanti ostacoli e conosciuto persone meravigliose. Tutto sembra diverso ma “lei”, la fiamma, non si spegne e arde ancora inesorabile, scalda le nostre giornate e alimenta nuove idee. Perchè si, quando pensi che l’obbiettivo sia stato raggiunto, arriva lui e ti dice che…
[Continua…]